Una dissertazione su Giovanni 1:1

Quello di Giovanni 1:1 è un testo tra i più importanti del Nuovo Testamento, perché è uno dei pochi che tenta in qualche modo di sondare con mezzi umani la natura insondabile di Dio. In un solo versetto l'evangelista Giovanni offre una descrizione della natura di Gesù Cristo, il suo rapporto col Padre e la sua posizione all'interno della Deità stessa. Il tutto con pochissime, lapidarie parole.
In tempi moderni la traduzione classica di Giovani 1:1 è stata messa in discussione da alcuni. A ben vedere, però, il problema non si pone tanto sul piano della traduzione, quanto invece sul preconcetto: sono sorti alcuni sedicenti studiosi della Bibbia i quali, senza nemmeno aver conseguito i titoli accademici necessari per tradurre in lingue moderne i testi sacri, hanno dato una versione differente da quella tradizionale di questo testo, causando non poche discussioni. Tra questi vi sono soprattutto i testimoni di Geova. E' risaputo che essi non credono che Gesù Cristo abbia la stessa natura del Padre, Dio rivelato agli uomini, e pretendono di averne trovato le prove nelle Scritture. Abbiamo accennato al fatto che costoro non sono annoverati tra gli esperti traduttori; prova ne sia che tutta la loro argomentazione è presa in prestito da autorevoli studiosi cattolici e protestanti, alcuni dei quali, in verità, essendo di indole intellettuale liberista hanno indirettamente offerto argomentazioni alle tesi geoviste. Tuttavia, uno studio attento, che è quello che in parte ci proponiamo di offrire qui, smaschera molti dei sofismi fabbricati dai traduttori della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati dei testimoni di Geova. 


ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,

καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,

καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος

'En arkè én lògos kai ho lògos én pròs tòn theòn kai theòs én ho lògos Giovanni 1:1

Traduzione classica:

"In principio era la Parola
e la Parola era con il Dio
e Dio era la Parola"


Traduzione del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova:

"In principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio

  ἐν ἀρχῇ --- 'En arkè --- In principio

L'uomo non può pensare al principio senza pensare a Dio poiché Egli è l'eterno principio, la causa prima di ogni creazione, fonte originaria di ogni esistenza. Dio è il principio. (Col. 1:18; Apoc. 21:6). 'En arkè si riferisce all'eternità del tempo che precede il creato. Anteriore al tempo, prima della fondazione del mondo (Giov.17:5,24)."Il verbo greco èn è un imperfetto del verbo eimi (esistere), esso non esprime un passato completo o terminato, ma piuttosto uno stato continuo. Il tempo imperfetto èn dell'originale suggerisce a questo riguardo, dell'esistenza assoluta e al di fuori del tempo" (Wescott).

"La Parola già esisteva, prima che cominciasse il tempo"(Stewart).
Da ogni eternità la Parola esisteva, "dai giorni eterni" (Michea 5:1), da sempre, "senza principio di giorni" (Ebrei 7:3). Prima che qualsiasi cosa fosse creata, la Parola esisteva (Col. 1:17).

 καὶ ὁ λόγος --- kai ho lògos --- e la Parola 

E' il figlio coesistente ed eterno del Padre. Logos ha un duplice significato: Parola o ragione. La Parola che dà vita all'esistente "... i cieli furono fatti dalla Parola di Yhwh ... poiché egli parlò e la cosa fu" (Salmo 33:6,9). La Parola di Dio creatrice e rigeneratrice che governa l'intero universo (2 Pietro 3:5-7). La Sapienza posseduta da sempre da Yhwh.

 ἦν πρὸς τὸν θεόν --- én pròs tòn theòn --- era con il Dio

La preposizione pròs esprime coesistenza e al tempo stesso distinzione di persona; essa esprime contemporaneamente esistenza separata e comunione intima. La Parola esisteva con Dio e in Dio, uniti nella stessa identica maniera che la vita eterna esiste unita al Padre én pròs tòn Patèra (1 Giovanni 1:1-2).

καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος --- kai theòs én ho lògos --- e Dio era la Parola

Questa frase ci dice ciò che era Gesù personalmente. Il termine theòs è una forma nominale del predicato che descrive la Parola, in questa frase è collocato per primo per dare enfasi. L'articolo che precede lògos lo indica quale soggetto, ed essendo theòs il predicato nominale rimane naturalmente senza articolo determinativo. 

L'ARGOMENTO DELLA GRAMMATICA

IL PREDICATO IN UNA FRASE E' TUTTO CIO' CHE SI AFFERMA DEL SOGGETTO.

L'assenza dell'articolo davanti a theòs (e la sua presenza davanti a lògos) è necessario per l'individuazione del soggetto. Theòs e lògos non sono intercambiabili.

Se Giovanni avesse scritto "ho theòs èn ho lògos" sarebbe stato impossibile capire se il soggetto era ho theòs o ho lògos. L'apostolo usò theòs senza l'articolo perché voleva distinguere la persona della Parola da quella del Padre, ma nello stesso tempo voleva affermare la piena deità del Figlio di Dio.

Theòs privo dell'articolo che precede il verbo, ha primariamente significato qualitativo, cioè descrive la natura della Parola e non ne identifica la persona; indica che il lògos ha la stessa natura o essenza di Dio. La Parola è in quanto all'essenza deità, ciò che Dio è la Parola è.

Theòs usato con significato qualitativo, cioè, che serve per determinare, la natura della Parola, non può considerarsi indeterminato (un dio) perché la forma non suggerisce alcuna idea di inferiorità di natura, esso trasmette semplicemente l'idea della deità della Parola.

Se Giovanni avesse voluto dire che la Parola era "un dio" (inferiore) o una esistenza di qualche specie, appartenente alla categoria di "dio" ma ben distinto da quella di "DIO", avrebbe scritto: "ho lògos èn theòs" (la Parola era dio), con il predicato nominale posto per ultimo e dopo il verbo.

Theòs in Giovanni 1:1 ha più il significato di un aggettivo (che qualifica e determina il soggetto) che di nome. Non c'è nessuna base per considerare determinato il predicato theòs. Il predicato determinato è quello che si premette a un nome per indicarlo in modo determinato.

Giovanni ha giustamente posto in termini di relazione e di differenziazione ho lògos e ho theòs:

pròs tòn theòn mette in evidenza la partecipazione della Parola alla stessa essenza della natura divina. La prima si riferisce alla personalità, mentre l'ultima si riferisce all'uguaglianza di natura di questi esseri personali.

La Parola era Dio, ma essa non era tutta la deità: la Parola non era tutto ciò che Dio è, cosa che, se l'articolo fosse stato usato con theòs, avrebbe significato. La Parola era nella sua natura Dio, ma questo non era la deità del Padre, bensì di Uno che è personalmente distinto dal Padre eppure intimamente unito con Lui nella stessa sostanza dell'unico vero Dio.

In che modo giustifica la Torre di Guardia la traduzione "... la Parola era un dio"? 

L'uso dell'articolo permette di distinguere lo specifico dal generico o aggettivale. Per esempio, in Giovanni 1:1, il termine theòs, "dio", la prima volta che ricorre nel versetto, è preceduto dall'articolo. Questo lo distingue dallo stesso termine theòs senza l'articolo che ricorre nel secondo caso. Parola per parola, una traduzione letterale del greco sarebbe: "In un principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e un dio era la Parola" (ED). Qui il primo theòs, con l'articolo determinativo, si riferisce evidentemente al Creatore Geova Dio. Mentre il secondo theòs in greco non ha l'articolo. Nella traduzione viene aggiunto l'articolo indeterminativo "un" dove in greco non c'è l'articolo. Poiché in greco un nome privo di articolo può essere generico o aggettivale, il secondo theòs viene tradotto "la Parola era un dio" o " la Parola era dio". dell'articolo permette di distinguere lo specifico dal generico o aggettivale. Per esempio, in Giovanni 1:1, il termine theòs, "dio", la prima volta che ricorre nel versetto, è preceduto dall'articolo. Questo lo distingue dallo stesso termine theòs senza l'articolo che ricorre nel secondo caso. Parola per parola, una traduzione letterale del greco sarebbe: "In un principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e un dio era la Parola" (ED). Qui il primo theòs, con l'articolo determinativo, si riferisce evidentemente al Creatore Geova Dio. Mentre il secondo theòs in greco non ha l'articolo. Nella traduzione viene aggiunto l'articolo indeterminativo "un" dove in greco non c'è l'articolo. Poiché in greco un nome privo di articolo può essere generico o aggettivale, il secondo theòs viene tradotto "la Parola era un dio" o " la Parola era dio". (Ausiliario per capire la Bibbia, pag. 633).

 Abbiamo già ricordato che la Torre di Guardia non dispone di esperti traduttori biblici accreditati; così cerca tra gli studiosi del settore le dichiarazioni favorevoli alla sua traduzione. William Barclay fu chiamato in causa dalla Società: 


  • "Ora di norma, eccetto ragioni speciali, i nomi greci sono sempre preceduti dall'articolo determinativo; ... Quando un nome greco non è preceduto dall'articolo, diviene più una descrizione che un'identificazione, e ha più il carattere di un aggettivo che quello di un nome. Si può vedere la stessa cosa in inglese [o, in italiano]. Se dico: "Giacomo è l'uomo", allora identifico Giacomo con qualche determinato uomo a cui penso; ma se dico: "Giacomo è uomo", allora semplicemente descrivo Giacomo come una persona umana, e la parola uomo è divenuta una descrizione e non una identificazione. Se Giovanni avesse detto ho theòs èn ho lògos, facendo precedere entrambi i nomi dall'articolo determinativo, allora avrebbe definitivamente identificato il lògos [la Parola] con Dio, ma siccome l'articolo determinativo non precede theòs esso diviene una descrizione, e più un aggettivo che un nome. Per dirlo piuttosto alla buona, la traduzione quindi diviene: "La Parola era della stessa classe di Dio" ...(attenzione a questi punti di sospensione! Vedi in basso) Qui Giovanni non identifica la Parola con Dio. Per dirlo molto semplicemente, egli non dice che Gesù era Dio" -Many Witnesses, One Lord (1963), pagine 23, 24" Qui Giovanni non identifica la Parola con Dio. Per dirlo molto semplicemente, egli non dice che Gesù era Dio" -Many Witnesses, One Lord (1963), pagine 23, 24" (Citato ne 'La Torre di Guardia 1 novembre 1977, pagg. 671,672).

Riguardo a questa citazione del Prof. Barclay vi sono diverse inesattezze:
1. W. Barclay traduce così la parte contesa di Giovanni 1:1: "La Parola era della stessa classe di Dio, apparteneva allo stesso ordine di essere Dio". Ma questo concetto non è condiviso dalla Torre di Guardia.
2. Barclay non afferma che Gesù (la Parola) era "un dio" inferiore al Padre. Egli vuole solo far notare che grammaticalmente Giovanni non identifica la persona della Parola con quella del Padre (ho theòs èn ho lògos), ma che il testo presenta due esseri personali della stessa natura, uno ho lògos e l'altro tòn theòn e che "THEOS 'EN HO LOGOS" non vuol dire che Gesù era il Padre, ma che Gesù era Dio per natura.
3. La Torre di Guardia ha operato una grave omissione citando Barclay; dove vediamo i puntini di sospensione, nel testo originale c'è questa frase: "Il solo traduttore moderno che ha affrontato questo problema con chiarezza e precisione è Kenneth Wuest, che traduce: 'La Parola era in quanto all'essenza essenzialmente deità'. Ma troviamo anche che la NEB ha risolto brillantemente il problema traducendo con estrema accuratezza: 'Ciò che Dio era la Parola era'.
Poteva dirsi contento il Prof. W. Barclay del modo in cui la Società si servì del suo pensiero?
In una lettera inviata al Prof. Shoemaker, così egli contesta l'uso che la Società ha fatto del suo scritto: 

  • William Barclay, 32 Holmhead Road, Glasgow, G44 3AR

    Telefono 041-837 4917

    26 agosto 1977

    Dott. Donald P. Shoemaker,
    Dipartimento di Studi Biblici,
    Università di Biola.

    Caro Professor Shoemaker,

    Grazie per la sua lettera dell'11 agosto.

    L'articolo della Torre di Guardia mi ha, mediante studiate mutilazioni, fatto dire l'opposto di ciò che intendevo dire. Ciò che volevo significare, come lei sa, è che Gesù non è lo stesso che Dio, o, se la vogliamo porre con molta crudezza, che egli è della stessa sostanza di Dio, cioè che è della stessa essenza di Dio, ma il modo in cui la Torre di Guardia ha stampato il mio articolo ha semplicemente fatto sì che si traesse la conclusione che Gesù non è Dio nel modo che a loro conviene.

    Se essi omettono dalla loro risposta la traduzione di Kenneth Wuest e della NEB, omettono l'intero punto.

    Lei ha fatto bene a scrivere ed io non credo che sia necessario aggiungere altro per chiarire la mia posizione.

    Con ogni osservanza

    Sinceramente suo,

    William Barclay.     


 A questo punto riteniamo di dover chiarire un aspetto della questione.

Da un punto di vista terminologico sembrerebbe non esserci alcuna differenza tra ciò che hanno asserito emeriti traduttori e ciò che afferma la Torre di Guardia. Difatti l'ultima proposizione "e Dio era la Parola" diversi traduttori traducono "e la Parola era divina", sia per specificare che theòs, riferito alla Parola, è un predicato, sia per fare la distinzione tra la persona del Padre e quella di Gesù. Di fatto, la Torre di Guardia propugna questa lettura del testo in alternativa a "e la Parola era un dio". Ma ciò che gli esperti intendono per il termine "divina" è l'essere Dio nella sostanza, cioè, la Parola è ciò che Dio è. Ma, giocando d'astuzia con le parole (certamente non per un malinteso), la Torre di Guardia intende, e vuole far intendere anche ad altri, che il significato della parola "divina" sia tutto un altro, e cioè una qualità della deità, non la sostanza stessa. E nonostante la differenza sia sostanziale, le riesce d'avere buon gioco con gli sprovveduti e "dimostrare", con citazioni accortamente manipolate, che eminenti studiosi corroborano la loro tesi. Da questo momento in avanti invitiamo i lettori a fare attenzione alle citazioni di studiosi proposte dalla Torre di Guardia. Dimostreremo, se non si tiene conto di questo, quanto sia facile cadere in errore. 

Il noto erudito Wescott e Hort, coproduttore del famoso testo greco di Wescott e Hort delle Scritture cristiane, dice: 'Descrive la natura della Parola e non ne identifica la Persona' Data la natura descrittiva della forma nominale del predicato equivalente a 'dio' nel greco originale, An American Translation rende Giovanni 1:1 in questo modo: "La Parola era divina" (La Torre di Guardia 15-7-1976 pag. 447).

Abbiamo già ricordato che l'assenza dell'articolo davanti a theòs (e la sua presenza davanti a lògos) serve per l'individuazione del soggetto. Se Giovanni avesse scritto "il Dio era la Parola" sarebbe stato impossibile capire se il soggetto era la Parola o il Dio.
"Un complemento predicativo determinato prende l'articolo quando segue il verbo; non prende l'articolo quando precede il verbo. Il primo versetto del Vangelo di Giovanni è uno fra i tanti passi nei quali questa regola suggerisce la traduzione del complemento predicativo come sostantivo determinato. La mancanza dell'articolo non rende né indeterminato né qualitativo il complemento, quando questo precede il verbo; in tale posizione il complemento è indeterminato soltanto quando il contesto lo richiede. Il contesto non lo richiede nel Vangelo di Giovanni..." ( E.C. Colwell A Definite Rule for the Use of the Article in the Greek New Testament" - Journal of Biblical Literature, LII, pag. 21, 1933).
Un'applicazione pratica della regola di Colwell, riconosciuta anche dalla Torre di Guardia si trova in Giov. 19:21, che dice: "Non scrivere 'il re dei Giudei' ma che egli ha detto: 'Io sono Re dei Giudei'" (Trad. N.M.).
Benché nella prima parte del versetto la parola Re prenda l'articolo determinativo (ho basileus = il Re) nella seconda parte la stessa parola si trova senza l'articolo determinativo (basileus eimi toon Ioudaioon = Re sono dei Giudei). Il costrutto corrisponde qui proprio a Giov. 1:1, perché basileus è un sostantivo predicativo che nel testo greco precede il verbo copulativo eimi (io sono). Secondo la teoria dei testimoni di Geova, queste parole avrebbero dovuto essere tradotte "io sono un re dei Giudei", ma incoerentemente, essi considerano qui il sostantivo predicativo come determinato, anche se manca l'articolo determinativo.
In The Kingdom Interlinear Translation of Greek Scriptures (Appendice, pagg. 1158-9), la Torre di Guardia cita in sostegno alla sua traduzione A Manual Grammar of the Greek New Testament di Dana e Mantey, e A Grammar of The Greek New Testament di A.T. Robertson. Un controllo accurato delle citazioni sui testi di questi tre autorevoli studiosi di greco biblico ci porta a scoprire che le citazioni riportate nell'Interlinear sono incomplete. Di seguito riportiamo le frasi citate evidenziando in grassetto e tra parentesi le parti del testo volutamente omesse: 

  • "Cari Signori,

    ho una copia della vostra lettera diretta alla Caris in Santa Anna, California, e vi scrivo poi dichiarandovi il mio disaccordo con le affermazioni contenute in tale lettera, che avete tratte da The Dana-Mantey Greek Grammar.

    1. La vostra affermazione: "Il loro lavoro consente la traduzione di Giovanni 1:1 nella Traduzione Interlineare del Regno della Scrittura Greca Cristiana" Non vi è nessuna affermazione nella nostra grammatica che possa lontanamente voler dire che Giov. 1:1 si possa tradurre "un dio".

    1. Non avevamo nessuna regola da cui si possa argomentare a sostegno della Trinità.
    2. Né abbiamo affermato di avere una tale intenzione. Abbiamo semplicemente delineato i fatti inerenti il linguaggio biblico.
    3. La vostra citazione da pag. 148 (3) è stata tratta dal paragrafo con l'intestazione: Con il soggetto in una frase copulativa". Ivi ci sono due esempi per illustrare che "l'articolo indica il soggetto in questi esempi". Ma non abbiamo detto nulla in questo paragrafo sul predicato eccetto che, "poiché esso vale per le altre persone della Trinità può essere implicito in theòs" E non è questo l'opposto di ciò che viene implicitato nella vostra traduzione "un dio"? Voi mi avete citato fuori dal contesto. Alle pagine 139 e 140 (VI) della nostra grammatica, affermiamo: "Senza l'articolo theòs significa essenza divina ... theos én ho lògos dà risalto alla partecipazione di Cristo all'essenza della natura divina". La nostra interpretazione è in accordo con quella della NEB e della TED: "Ciò che Dio era, la Parola era"; e con quella di Barclay: "La natura della Parola era la stessa natura di Dio", che voi citate nella vostra lettera alla Caris

    (2) Dopo l'articolo di Colwell e di Harner nella JBL, specialmente quello di Harner, non è né erudito né ragionevole tradurre Giovanni 1:1 "la Parola era un dio". L'ordine delle parole rende obsoleta ed errata tale traduzione.

    (3) La vostra citazione della regola di Colwell è inadeguata perché cita soltanto una parte delle sue scoperte. Voi non citate questa sua energica affermazione: Un predicato nominale che precede il verbo non può essere tradotto come un sostantivo indefinito o qualitativo semplicemente perché manca l'articolo.

    (4) Il Prof. Harner, in JBL volume 92:1 (1973), con le sue ricerche si è spinto oltre le ricerche di Colwell ed ha scoperto che i sostantivi privi dell'articolo che precedono il verbo hanno la funzione primaria di esprimere la natura o la caratteristica del soggetto. Egli ha trovato un riscontro di ciò in 53 passi del Vangelo di Giovanni e in 8 del Vangelo di Marco. Entrambi gli studiosi hanno scritto che quando si sottindente indeterminatezza, questi evangelisti pongono regolarmente il predicato nominale dopo il verbo, e sia Colwell che Harner hanno affermato che theòs in Giovanni 1:1 non è indefinito e non dovrebbe essere tradotto "un dio". I redattori della Torre di Guardia sembrano essere i soli che adesso sostengono tale traduzione. Le evidenze sono contro di loro al 99%.

    (5) Affermate nella vostra lettera che deve essere lo stesso testo sacro la guida e non "semplicemente qualche libro di regole". Sono d'accordo con voi. Ma il nostro studio dimostra che i Testimoni di Geova fanno l'opposto di ciò ogni volta che il "testo sacro" differisce dalle loro credenze eretiche. Per esempio la traduzione di kolasis con stroncamento, quando l'unico significato riportato in tutti i lessici è punizione. L'errata traduzione di ego eimi con 'io sono stato' in Giov. 8:58. L'aggiunta di "per sempre" in Ebr. 9:27 quando non vi nulla nel testo che lo sostenga. Il tentativo di sminuire Cristo con l'errata traduzione di arche tes ktiseos, "principio della creazione" quando egli è magnificato come il "creatore di tutte le cose" (Giov. 1:2) e come "uguale a Dio" (Fil. 2:6) prima della sua volontaria umiliazione mediante l'assunzione di un corpo umano sulla terra. La vostra citazione de "il Padre è più grande di me" (Giov. 14:28) per dimostrare che Gesù non era uguale a Dio trascura il fatto affermato in Fil. 2:6-8. Quando Gesù disse ciò, egli si trovava nel suo volontario stato di umiliazione. Tale stato cessò quando egli ascese al cielo. (OMISSIS) I summenzionati sono solo alcuni esempi delle erronee traduzioni e delle perversioni della Torre di Guardia a danno della Parola di Dio.

    In considerazione dei fatti precedenti, specialmente a motivo del fatto che mi avete citato fuori dal contesto, faccio qui richiesta che non citiate nuovamente il "Manual Grammar of the Greek New Testament", cosa che avete fatto per 24 anni. Che inoltre non mi citiate più in alcuna delle vostre pubblicazioni da ora in poi. Inoltre che rendiate noto immediatamente e pubblicamente sulla rivista Torre di Guardia che le mie parole non avevano alcune rilevanza ai fini dell'assenza dell'articolo davanti a theòs in Giov. 1:1. E vi prego di scrivere alla Caris dicendo che avete fatto cattivo uso della mia "regola" e citata a sproposito.

    Nella pagina che precede la Prefazione della grammatica ci sono queste parola: "Tutti i diritti sono riservati - nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza autorizzazione scritta dell'autore".

    Se siete in possesso di tale autorizzazione vi prego di farmene pervenire fotocopia.

    Se non aderirete a tale richiesta ne dovrete subire le conseguenze.

    Con rammarico, vostro,

    Julius R. Mantey. 

In un articolo intitolato "A shocking Mistranslation" (Un'orribile traduzione errata), Mantey scrive riguardo al Comitato di Traduzione dei Testimoni di Geova: "Essi mi citano fuori dal contesto. Diligenti ricerche hanno recentemente scoperto diverse testimonianze le quali provano che tradurre Giov. 1:1 'dio era la Parola' o 'la Parola era un dio' dal testo originale greco è grammaticamente scorretto"
In The Kingdom Interlinear Translation of Thr Greek Scriptures, viene citata anche 'A Grammar of the Greek New Testament' di A.T. Robertson. Anche in questo caso le citazioni sono lasciate a metà, prese fuori dal contesto: 

A pagina 761 la 'Grammatica' di Robertson dice: 'Tra gli scrittori antichi ho theòs veniva usato per il Dio della religione assoluta, per distinguerlo dagli dèi mitologici' (Ma nel N.T., mentre abbiamo pros tòn theòn, Giov. 1:1-2, è molto più comune trovare semplicemente theòs, specialmente nelle epistole)... Come ulteriore prova che l'omissione dell'articolo determinativo nel predicato di Giov. 1:1 da parte dell'apostolo aveva il deliberato scopo di mostrare una differenza, citiamo ciò che la 'Grammatica' del Dr. Robertson dice a pag. 767: "(i) NOMI NEL PREDICATO. Questi possono avere l'articolo. (Come abbiamo spiegato prima, l'articolo non è indispensabile al discorso).

(Le parti in grassetto sono state omesse dalla Società Torre di Guardia). 

A.T. Robertson era già stato citato in precedenza:

"Qui siamo concordi col Dr. A.T. Robertson quando dice 'Dio' e 'amore' non sono termini convertibili come non lo sono 'Dio' e 'Lògos' o 'Lògos' e 'carne' ... l'assenza dell'articolo qui è intenzionale e essenziale al vero pensiero" (Pagina 768, A Grammar of the Greek New Testament).

A questo punto l'appendice dell'Interlinear prosegue dicendo che:  

  • "Il vero pensiero è che la Parola o Lògos non è Dio o il Dio, ma il Figlio di Dio, e di conseguenza un dio".

Ma era questo 'il vero pensiero' espresso in Giov. 1:1 di cui parlava Robertson? Riportiamo ciò che lo stesso Robertson scrive nel suo libro Word Pictures in New Testament, volume The Fourth Gospel pag. 4: 

  • "E la Parola era Dio", kai theòs én lògos. Con un linguaggio esatto ed attento Giovanni negò il pensiero Sabelliano non scrivendo ho theòs én ho lògos. Quello significherebbe che tutto ciò che è Dio era espresso in ho lògos e i termini sarebbero convertibili, ognuno avente l'articolo. Il soggetto è reso chiaro dall'articolo (ho lògos) e dal predicato senza l'articolo (theòs), esattamente come Giov. 4:24 pneuma ho theòs può solo voler dire 'Dio è spirito', non 'spirito è Dio'. Così in 1Giov. 4:16 'ho theòs agapè estin' può solo voler dire 'Dio è amore', non 'amore è Dio' come un sedicente studioso cristiano avrebbe confusamente detto. Per quanto riguarda l'articolo con il predicato, vedi Robertson, 'Grammar' pag. 767 (i). Lo stesso in Giov. 1:14 'ho lògos sarx egeneto', 'la Parola divenne carne', non 'la carne divenne Parola'. Lutero commenta che qui Giovanni annulla l'Arianesimo anche perché la Parola era eternamente Dio, comunione di Padre e Figlio, cosa che Origene chiama l'Eterna Generazione del Figlio (ognuno necessario all'altro). Così nella Trinità vediamo una relazione personale nell'uguaglianza" (citazione completa).

Non ci sorprende il fatto che il Comitato di Traduzione del Nuovo Mondo abbia citato per metà e fuori dal contesto queste autorità del greco biblico (cosa che fa spesso). La cosa inverosimile è che proprio questi studiosi, citati a sostegno della loro traduzione di Giov. 1:1 (e la Parola era un dio), sono coloro che sostengono la totale impossibilità di tale traduzione. Oltretutto, Dana, Mantey e Robertson sono convinti sostenitori della deità di Gesù Cristo.

Il testo di Giov. 1:1 è stato un problema per la Torre di Guardia sin dal principio. Nel 1879 C.T. Russell per primo scoprì nell'Emphatic Diaglott di Beniamino Wilson, un Cristadelfiano che credeva che Giov. 1:1 si potesse tradurre "la Parola era un dio", sebbene anche nella sua stessa versione egli tradusse, "il Logos era Dio".
La traduzione geovista 'un dio' è grammaticalmente errata e si regge su una impostazione teologica precostituita.
Nel Nuovo Testamento il termine theòs viene usato 1276 volte, esso corrisponde all'ebraico eloim, salvo che theòs ha un significato più ristretto, nel senso che non vuole dire 'giudice' o 'angelo', ma piuttosto Dio vero o dio falso.
Il plurale non è mai riferito all'unico Dio. Theòs al singolare è usato nel N.T. non più di quattro volte riferito a qualcosa di diverso da Yhwh (Atti 12:22; 28:6 ambedue senza l'articolo determinativo, e 2Cor. 4:4; Fil. 3:19 con l'articolo determinativo)
Nelle Scritture greche cristiane il termine theòs con il significato di vero Dio per natura, con o senza l'articolo determinativo, è usato come sostantivo di identificazione sia per il Padre che per il Figlio. L'idea che theòs senza articolo significhi 'dio inferiore' non è biblica e i versetti che seguono lo provano:

"Il Signore mio e il Dio (ho theòs) mio" (Giov. 20:28)."... Dio (ho theòs) con noi" Mat. 1:23)."... il tuo trono o Dio (ho theòs) è nei secoli dei secoli" (Ebr. 1:8).
"... Dio (ho theòs), l'Iddio (ho theòs) tuo ti ha unto ..." (Ebr. 1:9).

Questi passi biblici identificano "il nostro unico Padrone e Signore",
Gesù Cristo, (Giuda 4) come Dio! 

PRIMA DI PROCEDERE FACCIAMO UNA RIFLESSIONE:

Alla luce delle testimonianze presentate, la Traduzione di Giov. 1:1 della Nuovo Mondo è grammaticamente, esegeticamente e contestualmente errata. Inoltre, (e la cosa stupisce non poco) i dirigenti della Torre di Guardia hanno fatto ricorso al falso distorcendo il senso del pensiero di eminenti studiosi e citandoli fuori dal contesto. Facendo questo sono ricorsi alla menzogna, e vi hanno trascinato i loro seguaci. Se gli scrittori sacri avessero agito nello stesso modo, nello scrivere i libri della Bibbia, oggi le Scritture sarebbero giustamente denigrate e giudicate inaffidabili. I testimoni di Geova dovrebbero riflettere seriamente sulla responsabilità che si accollano diffondendo certe dottrine e dovrebbero ricordarsi, quando rivolgono accuse a coloro che giudicano essere nell'errore, che non stanno dimostrando d'essere migliori.

La Torre di Guardia, cercando di incassare consensi a favore della propria traduzione della Bibbia, cita talora alcuni "eminenti studiosi". Tra questi c'è Johannes Greber.

"Nel preparare la nostra traduzione ci siamo avvalsi di studiosi ... come Johannes Greber".

Detta traduzione è stata citata ripetutamente nelle pubblicazioni della Società (vedi La Torre di Guardia 1-3-1963 pag. 138; "Accertatevi di ogni cosa ..." pag.478 ecc.), fino a che i sui Dirigenti non "scoprirono" che Greber era uno spiritista che nel tradurre la Bibbia fece ricorso all'aiuto delle forze del mondo spirituale occulto.

Sebbene in seguito la Società abbia sconfessato la suddetta traduzione (vedi risposta data ad una domanda posta da un lettore, in Watchtower 1-4-1983 pag. 31), i fatti dimostrano che almeno dal 1956 essa era a conoscenza delle tendenze spiritualiste del Greber. Non solo, ma da una lettera datata 20 dicembre 1980 la Watchtower Bible and Tract Society conferma alla JOHANNES GREBER MEMORIAL FOUNDATION d'aver ricevuto "The New Testament" tradotto dal Greber e un suo libro scritto da costui, "Communication with the Spirit World of God" precedentemente ordinati, chiedendo se era possibile ottenere altre copie del Nuovo Testamento, dato che era diventato "difficile" reperirle. Inoltre, nemmeno un anno più tardi, 20 agosto 1981, rispondendo ad una Testimone che chiedeva alla Società il modo di reperire una copia della suddetta traduzione, la Wathctower finge di "non sapere" come fare e suggerisce alla corrispondente "l'unico indirizzo" di sua conoscenza, quello indicato nell'edizione del 1937, (!!!) oramai desueto. (Ma è provato che, solo un anno prima, aveva fatto un proprio ordine presso la fondazione Greber e, comunque, la traduzione di Greber, verosimilmente, era nelle mani dei Dirigenti della Società sin da che essa fu stampata, nel 1937).
Ma non avevano detto che col mondo delle forze occulte non bisogna commerciare?

Un'altra traduzione privilegiata dalla Società è quella che recita: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era divina". Purtroppo per essa:

"Theotes, theiotes: Theot, deità, differisce da theiot, divinità, così come la natura o essenza differisce dalla qualità o dall'attributo" " (Thayer's Greek-English Lexicon of the New Testament (1983), pag. 288).

Se Giovanni avesse voluto dire "la Parola era divina" avrebbe scritto:
theios én ho Lògos e non theòs én ho Lògos.
La Bibbia definisce Gesù come l'Essere che ha la stessa essenza o sostanza di Yhwh, cioè l'essere Dio. In Gesù abita corporalmente tutta la pienezza della Deità (theotetos) Col. 2:9. "Dimostrare" con traduzioni abbastanza libere ciò che l'originale poteva dire, ma che non dice, significa sminuire volontariamente il senso della Rivelazione di Dio. 

Lo studioso A.W. Wainright osserva: "Comunque, è stato osservato che in questa proposizione (giov. 1:1) theòs, essendo senza l'articolo, viene usato come aggettivo e significa 'divino'. Ma se, in questo caso, fosse stato richiesto l'aggettivo, si sarebbe adoperato la parola 'theios' che appare tre volte nel Nuovo Testamento (Atti 17:29; 2 Pietro 1:3,4)" (The Trinity In The New Testament, pag. 6).

W. Martin, seguendo la stessa linea di pensiero dice: "E' stato osservato, che essendo theòs senza l'articolo, viene usato come aggettivo e significhi 'divino'. Ma se, in questo caso, fosse stato richiesto l'aggettivo, si sarebbe dovuto adoperare la parola theios 'divina'. Non si può dire che un semplice sostantivo può essere tradotto divino, e che un sostantivo senza l'articolo esprime soltanto l'idea di qualità, come sostenuto dalla Torre di Guardia, che rendendo poi nella loro traduzione, lo stesso termine theòs come 'dio' o 'un dio' con l'idea di non qualità. Nel contesto, dunque, questo è una contraddizione" (The Kingdom of the Cults, pagg. 76,77). 

R. Brown osserva che Moffat "vorrebbe tradurre": 'Il Verbo era divino'; poi aggiunge,"Ma questa traduzione è troppo debole. Dopo tutto, il greco ha un aggettivo per 'divino', che l'autore non ha voluto usare" (Gesù Dio e Uomo, pag. 38).

L'ARGOMENTO DELLA SINTASSI.*

(*Lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase e l'insieme delle norme che regolano queste relazioni)

In un articolo riportato in Journal of Biblical Literature (1973) vol. 92 pag. 75,87 intitolato "Predicati nominali qualificativi privi di articoli: Marco 15:39 e Giov. 1:1", Philip B. Harner riporta cinque modi ipotetici in cui poteva essere scritta la frase 'la Parola era Dio':  

 A. ho Lògos én ho theòs

La proposizione "A", con un predicato preceduto dall'articolo, significherebbe che lògos e theòs siano equivalenti e intercambiabili. Non ci sarebbe alcun ho theòs che non fosse in pari tempo ho lògos. Ma una simile equivalenza dei due contraddirebbe la proposizione precedente di 1:1, in cui Giov. Scrive ho lògos én pròs tòn theòn (la Parola era con Dio). Questa proposizione suggerisce una relazione 'personale' fra i due" (In questo costrutto non è possibile sapere se il soggetto sia ho lògos oppure ho theòs)."

D. ho Lògos én theòs

"La proposizione "D", col verbo che precede un predicato senza articolo, probabilmente significherebbe che ho lògos sia 'un dio' o un essere divino di qualche specie, appartenente alla categoria generale di theòs, ma come un essere distinto da ho theòs."

E. ho Lògos én theios

"La proposizione "E" sarebbe una forma attenuata della proposizione "D". Essa significherebbe che ho lògos era 'divino' senza ulteriormente specificare in che modo e quanto lo fosse. Potrebbe anche implicare che ho lògos, essendo soltanto theios, sia subordinato a theòs."

C. theòs én ho Lògos (Giov. 1:1) B. ho Lògos theòs én

"La proposizione "B" e "C", con un predicato senza articolo e che precede il verbo, hanno primariamente un significato qualitativo. Esse indicano che ho lògos possiede la natura di theòs. E' infondato considerare il predicato theòs come essendo determinato. Ciò renderebbe B e C equivalenti ad A, e come A, quindi essi sarebbero in contraddizione con la frase precedente di 1:1.
Essendosi appena espresso in termini di rapporto e differenziazione tra ho lògos e ho theòs, Giovanni implicherebbe in B o in C che essi condividono la stessa natura appartenendo alla stessa realtà theòs. La proposizione B e C hanno identico significato ma differiscono lievemente per quanto riguarda l'enfasi.
Nell'Appendice 6A della Traduzione del Nuovo Mondo (rev. 1987), la Società cita un articolo di P.B. Harner di nuovo fuori dal suo contesto, facendogli dire cose che lo studioso non ha mai detto:

"Nel suo articolo 'Predicati nominali privi di articolo: Marco 15:39 e Giov. 1:1', pubblicato in Filadelfia, 1973, Philip B. Harner afferma, a p. 85, che proposizioni come quella di Gv. 1:1, "con un predicato privo di articolo che precede il verbo, hanno primariamente significato qualitativo. Indicano che il lògos ha la natura di theòs. Non c'è alcuna base per considerare determinato il predicato theòs". A p. 87 del suo articolo Harner conclude: In Giovanni 1:1 penso che la forza qualitativa del predicato sia così notevole che il nome non può essere considerato determinato".

Se si tiene conto che per Harner 'qualitativo' determina la natura e l'essenza del soggetto (Gesù), e se si inseriscono le parole che sono state omesse nella citazione, e cioè: " ho lògos e ho theòs condividono la stessa realtà di theòs" si comprende correttamente la conclusione dello studioso: ("penso che la forza qualitativa del predicato sia così notevole che il nome non può essere considerato determinato"), cioè basta già il predicato a descrivere la natura del lògos, non conta che l'articolo sia [giustamente] assente.

L'ASPETTO CONTESTUALE

Giovanni 1:1 costituisce una specie di "sipario", che in un dato momento si solleva, e l'eternità partorisce il tempo; ma ancora prima che il primo minuto scoccasse e iniziasse la storia del mondo, la Parola, dice il testo, era, esisteva. Il secondo versetto ribadisce: "Essa era nel principio con Dio".

La Parola, piuttosto che una delle cose create, è la potenza creatrice di Dio, procedente da Dio stesso. Al di là di qualsiasi questione di ordine linguistico, il messaggio è chiaro: Gesù dimora nell'eternità.

L'ASPETTO TEOLOGICO

Per la Torre di Guardia un Gesù (la Parola) coeterno col Padre e fatto della stessa sostanza del Padre e quindi Dio, nella su essenza è:
una teoria che va contro la logica
una dottrina antibiblica
un insegnamento dalle origini pagane.
Prescindendo dalle considerazioni grammaticali, sintattiche e contestuali che abbiamo qui esaminato, andiamo a sondare adesso la fondatezza di simili affermazioni.
Una tesi irrazionale: due persone non possono essere un solo Dio perché 1+1=2. A questa obiezione si potrebbe semplicemente rispondere che l'assurdità consiste invece nella presunzione di comprendere la logica di Dio. La matematica, poi, offre tante possibilità (per es.: 1x1=1). La verità è che le obiezioni dei testimoni di Geova non sono sincere, lo dimostra il fatto che spesso confondono volontariamente il concetto di persona con quello di Ente, Deità. Dire: "Dio è Uno" potrebbe significare sia che Dio è UNA SOLA persona, sia che nella Deità coesistono più persone. Nessuno al mondo reputa irrazionale che parole come "famiglia", "coppia", "società", "comunità" ecc., benché grammaticalmente siano singolari, stiano a indicare più persone unite da un determinato vincolo. Gli stessi testimoni di Geova usano spesso la parola schiavo (lo "schiavo discreto e fedele") per intendere un'associazione di ben 144.000 individui!!! Quando essi dicono che più persone divine non possono costituire UNA deità fingono di non capire. E non c'è peggior sordo di colui che NON VUOLE SENTIRE!Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo Dio sarebbe antibiblico. Noi possiamo provare il contrario. Limitandoci alla deità di Gesù Cristo, testi come Ebrei 1:3,8,10; 7:3; Col.2:9; Fil. 2:6 (di quest'ultimo riportiamo un commento di Tayer, spesso citato nelle pubblicazioni della Società: "... anteriormente, quando era lògos asarkos (la Parola non in carne) il quale sebbene avesse la forma di Dio, non stimò questa uguaglianza con Dio, qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente") ecc. non lasciano dubbi (se tradotti fedelmente, è ovvio!). Antibiblico è sicuramente giustapporre un "dio" piccolo al Dio vero, così come fanno i testimoni di Geova, soprattutto alla luce di questi testi: Deuter. 32:39; Isaia 43:10. 

Quanto alla tesi che la Trinità (tre Persone, un solo Dio) sia di derivazione pagana, anzi, addirittura una dottrina diabolica, i testimoni di Geova sono quanto meno imprudenti. Attribuire a Dio qualcosa che è del Diavolo, è un peccato contro lo Spirito Santo. Non conosco alcun cristiano, qualunque sia la sua denominazione d'appartenenza, che coltivi simili sentimenti, Questo accostamento lo hanno fatto i testimoni di Geova per scopi denigratori nei confronti di chi pensa diversamente da loro. Quanto a questo, coloro che essi definiscono con disprezzo "seguaci della cristianità" si mostrano senza dubbio più caritatevoli nei loro confronti, dal momento che li considerano semplicemente ignoranti.

CONCLUSIONE

Oggi i testimoni di Geova sono nell'affannosa ricerca di traduzioni bibliche che rendono versetti come Giov. 1:1 nello stesso modo in cui essi li hanno tradotto nella loro Bibbia. Pensano che questo costituisca una prova della correttezza della Nuovo Mondo o, quantomeno, che sia possibile tradurre in un certo modo. Ma, una traduzione errata non diventa corretta solo perché ve ne sono altre simili: una banconota falsa non diventa legale solo perché ve ne sono molte altre in circolazione! Ci sono e ci saranno sempre traduttori liberi, che non usano quel rigore scientifico che dovrebbero usare nel rendere in una lingua moderna le Sacre Scritture; essi fanno prevalere il loro pensiero umano, sorvolando talvolta sulle regole grammaticali. Un cristiano attento non si lascerà influenzare da tali opere, piuttosto userà soltanto quelle traduzioni di cui conosce l'onestà intellettuale dei traduttori.

© 2018 Antonio Giannelli. Tutti i diritti riservati.
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